Non me ne vogliano i siciliani, sono più che consapevole che la ricetta della cassata che propongo oggi non è quella originale e che risulterà anche fin troppo semplice agli occhi di chi nella preparazione della cassata vede l’arte della cucina, come me oltretutto; tenete conto però che a volte c’è qualcuno che ha voglia di cimentarsi nelle preparazioni di dolci articolati, magari partendo da una versione facile e questa secondo me è la variante perfetta.
Prima un po’ di storia però. La cassata è il dolce siciliano della Pasqua, la sua ricchezza rappresenta la fine del periodo quaresimale e la gioia della rinascita pasquale. Di origini arabe, la ricetta nasce intorno al 998, periodo in cui la Sicilia era sotto il dominio musulmano, dominazione che oltretutto si è fatta sentire e si fa ancora sentire nelle tradizioni culinarie regionali. La preparavano i cuochi di corte dell’emiro arabo che risiedeva a Palermo, ma la ricetta arrivò anche al popolo, e non solo, anche ai religiosi di un’altra fede. Infatti come per la pastiera napoletana le detentrici dei segreti di una perfetta preparazione furono le suore dei monasteri di clausura, che intorno al 1700 si appropriarono della ricetta e la arricchirono anche con la caratteristica pasta di mandorle verde che decora il bordo della cassata.
Note importanti: la ricetta della pasta margherita la trovate qui. Se preferite potete però utilizzare il Pan di Spagna. Per decorare la cassata in modo più tradizionale una volta sformata ricopritela con la classica glassa semplice bianca, preparata con acqua e zucchero e velo, mescolati fino a quando la consistenza diventa densa ma ancora colante. A quel punto, quando la glassa si è solidificata, terminate decorando con i canditi.
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