Coviglie napoletane con cioccolato e caffè, ecco la storia

Una delle invenzioni che sono passate alla storia dal punto di vista culinario a Napoli sono sicuramente le coviglie. Anche se per qualche giovane si può trattare di un termine che è stato sentito poche volte, in realtà ancora oggi nell’entroterra partenopeo c’è la possibilità di sentirlo ancora nominare. Nell’antichità, per la precisione nel Seicento, questo dolce veniva gustato spesso e volentieri durante una bella passeggiata sul lungomare di Napoli.

Coviglie napoletane con cioccolato e caffè

Coviglie napoletane con cioccolato e caffè, alla scoperta di questo semifreddo

Le coviglie napoletane sono, in realtà, una sorta di via di mezzo tra un gelato e un pasticcino, ma anche un semifreddo. Insomma, a Napoli si parla, non a caso, di un dolce che si può considerare un quasi gelato.

Fu durante il viceregno spagnolo di Napoli che le coviglie napoletane cominciarono la loro diffusione, nello specifico la versione al caffè e al cioccolato. Anche in seguito al 1861, nel momento in cui Partenope non fu più la capitale d’Italia, c’erano ancora tanti personaggi famosi e pure dei reali che arrivavano da ogni zona dell’Europa per poter gustare una simile prelibatezza. Anche la principessa Sissi non rimase immune da questo desiderio e si recò in quel di Napoli per assaggiarla.

Le coviglie napoletane sono state citate in un gran numero di manuali. Tra gli altri, anche nel testo “Parole nella storia quotidiana”, scritto da Nicola De Blasi, che ha voluto approfondire la derivazione etimologica. Con coviglia, infatti, si farebbe riferimento ad un termine sconosciuto, che renderebbe però più credibile l’ipotesi che tale semifreddo nacque proprio nel corso della dominazione iberica in Italia.

Negli anni passati, il semi gelato veniva servito all’interno di coppette realizzate in metallo, proprio in cubilli. Come è stato ben messo in evidenza anche da parte di De Blasi, la parola coviglia ha cominciato a diffondersi all’interno del lessico utilizzato nella città di Napoli. Si tratta di un semifreddo, ad ogni modo, che spesso e volentieri veniva realizzato usando il caffè.

E non mancano ancora oggi le persone che, in quel di Napoli, continuano a preparare le coviglie, anche nelle versioni fruttate, in modo particolare con l’avvicinarsi della stagione estiva. Un ottimo esempio è rappresentato dalle coviglie all’arancia. Anche Matilde Serao, colei che ha fondato il quotidiano “Il Mattino”, ne ha parlato all’interno dei suoi libri. Ebbene, fece riferimento alle coviglie napoletane nel testo “Il Paese di Cuccagna”, sottolineando come questo semifreddo veniva servito all’interno di appositi bicchierini di alluminio, che in breve tempo, lasciarono il posto alla plastica.

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