L’albicocca, frutto dell’albicocco, fa parte della famiglia della Rosacee, il genere è Prunus e il nome scientifico della sua specie è Prunus Armeniaca. L’albicocca fa parte della stessa famiglia della ciliegie, delle pesche e delle prugne e proprio i frutti di questa famiglia sono stati combinati in diversi modi, dando vita a degli ibridi piuttosto apprezzati, in alcune parti del mondo più che in altre, noi, ad esempio, conosciamo molto bene la Percoca.
L’albicocco si sviluppa circa 4000 anni fa, in Asia, nella zona che si trova tra le attuali Cina e Russia. In Italia il frutto arriva intorno al 70-60 a.C., anche se la vera diffusione dell’albicocca avvenne alcuni anni dopo, grazie agli Arabi.
Il frutto si presenta di un colore tra il giallo e l’arancione, e la caratteristica principale, che devo dire ad alcuni dà molto fastidio, come per la pesca, è la buccia vellutata. La grandezza va dai 3 ai 6 cm e il seme somiglia a una grande mandorla. L’albicocca è un frutto che troviamo tra la primavera e l’estate, i primi raccolti solitamente avvengono verso maggio, mentre gli ultimi a luglio.
L’utilizzo delle albicocche in cucina trova moltissime sfaccettature e impieghi vari. Innanzi tutto il frutto è buonissimo, tra i miei preferiti a dirla tutta, anche se l’unica pecca riguarda la conservazione, infatti quando le albicocche sono belle morbide, dolci, succose e mature, non possono essere conservate per più di un paio di giorni. Forse proprio per questo questo frutto ha trovato una serie di espressioni alternative: come frutta secca, sciroppata e soprattutto come frutta prediletta per le marmellate.